Era da tempo che in Italia la crisi non veniva sentita realmente sulla pelle di più o meno tutte le fasce demografiche. E non tanto per le condizioni di vita (i dati sulle vendite dei nuovi dispositivi della Apple sono un reale esempio che le priorità ultimamente siano semplicemente cambiate), ma proprio perché oggi è possibile guardarsi intorno e capire che qualcosa si è avvertito anche attraverso lo studio, neanche troppo approfondito, di alcune scelte di quello che possiamo definire “marketing di tutti i giorni”.

Un esempio lampante di quanto rilevato ultimamente è legato alla gestione attuale dei saldi.

I saldi, nati per poter permettere ai negozi di liberare i propri magazzini ed avere così spazio per le nuove collezioni, sono stati concepiti e offerti dagli store per periodi di tempo molto limitati. Questo modo di fare permetteva al negozio di poter contare sull’effetto “urgenza” istigato ai clienti, che per non perdere le occasioni migliori si affrettavano a riempire (letteralmente) i negozi e svuotare (altrettanto letteralmente) il loro contenuto.

I saldi non sono soltanto tipici dei negozi di abbigliamento ed accessori, come spesso si tende a credere, ma sono una strategia utilizzata in moltissimi altri settori, persino nei supermercati (anche se magari il nome utilizzato non è lo stesso). Basti pensare ai bancali di offerte a prezzi sottocosto per panettoni e merce natalizia dopo le feste.

Con il passare del tempo però, a causa di condizioni economiche non più molto floride per le imprese italiane, sono sempre più le attività commerciali che decidono di utilizzare i saldi, e la scontistica in generale, come tecnica di marketing per cercare di attirare clienti restii a spendere soldi in un momento abbastanza difficile per l’economia italiana.

Dall’idea principale legata ai saldi sono nati per esempio gli outlet, che oggi non si limitano a spacci e negozi sparuti specializzati nella vendita di fondi di magazzino e merce fuori collezione, ma si sono costituiti in vere e proprie catene commerciali.

Ma anche i negozi più tradizionali ultimamente fanno man bassa di sconti, veri o presunti, per cercare di arginare il fenomeno dell’assenteismo da shopping.

Un’altra strategia di marketing del risparmio da parte delle aziende è senz’altro l’abitudine che sta prendendo piede in molti supermercati in Italia e all’estero di non limitarsi a gettare i prodotti in scadenza, offrendoli al pubblico ad un prezzo molto ridotto rispetto all’originale. In questo modo lo store si assicura nella maggior parte dei casi la vendita di prodotti ancora perfettamente commestibili che altrimenti sarebbero per legge destinati alla distruzione.

Se quest’ultima tecnica è però molto apprezzabile, anche a livello etico, nonché assolutamente conveniente per i clienti, la moda di far durare i saldi per molto tempo e di offrire sconti molto simili più o meno in tutti i periodi dell’anno probabilmente a livello di rake back (di riscontro economico sul netto) non è più proficua. E non soltanto per il suo aspetto prettamente finanziario quanto anche per quello legato all’impatto sul cliente.

E’ infatti rischioso arrivare a non distinguere più i saldi dalle offerte, dalle promozioni o dagli sconti per altri vari motivi: il target tende ad abituarsi a questo tipo di allettanti proposte economiche, che ben presto diventano lo standard e rischiano di necessitare un ulteriore calo di prezzo per tornare appetibili. In questo modo si innesca dunque un pericolosissimo circolo vizioso che và ad  intaccare presto il senso di fiducia del cliente verso l’azienda, i cui messaggi passano alla fine per non essere più credibili.