Nelle tecniche inventate, studiate e sperimentate dagli esperti di comunicazione e marketing, una spicca per le differenze che suscita, nello specifico, tra la pubblicità tradizionale e quella sviluppata per il web.
Tutto gira intorno alla “direzione” che la pubblicità prende. Mi spiego meglio, come tento di fare da quando questo blog ha vita.

I mezzi di comunicazione tradizionali giocano tutta la loro comunicazione ( o quasi) sul concetto di “push”. I giornali, la televisione, la radio, spingono infatti le informazioni e le promozioni ad esse legate verso i potenziali acquirenti. Tutti gli spot che ritroviamo nelle nostre trasmissioni preferite, o tra le pagine di un giornale mentre cerchiamo disperatamente di completare la lettura di un articolo, seguono questo criterio.

Il fruitore subisce insomma la pubblicità, spesso senza poterla evitare (a meno che non cambi canale o volti pagina …). E’ questa la tecnica push, dall’inglese appunto: spingere, tirar fuori, diffondere verso l’esterno (in questo caso il target) come in un moto centrifugo, le informazioni e, sempre nei limiti che prefissa il target di riferimento, colpire a random chiunque si trovi a guardare la tv, leggere quella determinata rivista, o ascoltare quella determinata radio.

In questo caso però vi è uno svantaggio non da poco, non è infatti riscontrabile, se non stando a sondaggi volontari o richiesti, di cui non è mai sicura la veridicità, il feedback di chi ha visto, letto o ascoltato la pubblicità.
Questo elemento è invece di importanza fondamentale per sondare la “potenza” e l’incisività della pubblicità, oltre che per adattare le pubblicità già esistenti o svilupparne di nuove seguendo parametri già consolidati.
Non che il web marketing non utilizzi la tecnica push, anzi, le numerose mailing list, le innumerevoli mail di spam, e tutti i pop up che spesso si aprono a nostra insaputa quando navighiamo online.

La maggior parte della pubblicità sulla rete comunque, segue criteri diametralmente opposti: la tecnica ultimamente più utilizzata, infatti, dai creatori di pubblicità sulla rete è sicuramente quella definita “Pull”.
Si parla in questo caso di tecnica “pull”(dall’inglese tirare), perché le notizie e le informazioni (come di conseguenza, le promozioni ad esse legate) vengono in realtà ricercate per lo più dagli stessi acquirenti (con le parole chiave dei motori di ricerca per esempio, o con il click di banner su siti di settore, o sulle testate online generalizzate).
Con la tecnica pull, il potenziale cliente non subisce dunque la pubblicità, ma nella maggior parte dei casi la cerca, la seleziona e ciò che legge assume una rilevanza senz’altro maggiore perché da parte sua vi è solitamente, un interesse di fondo, interesse che lui stesso decide di approfondire, appunto cliccando sui link, sui banner, o accedendo ai siti consigliati.

In generale l’altro vantaggio della pubblicità virtuale di questo tipo è dato dalla rintracciabilità del target e dalla riscontrabilità del feedback, tramite degli script all’interno dei siti è infatti possibile contare il numero dei click sui banner o il numero degli accessi ai siti promozionali.

Questo serve per implementare la propria pubblicità e per settorializzare sempre più il proprio target, utilizzando i dati raccolti di volta in volta, cosa come abbiamo visto non sempre possibile per la pubblicità tradizionale.