A partire dalla prima settimana di marzo un video molto toccante si è diffuso tramite i social media, prefigurando una campagna virale di sensibilizzazione senza precedenti.
Dopo una settimana il video Kony 2012 era ormai virale (100 milioni di visite in 6 giorni!) e centinaia di migliaia di persone avevano già acquistato l’ “action kit” che vedete nell’immagine, allo scopo di dare il proprio contributo alla diffusione delle notizie e delle foto riguardanti questo Joseph Kony, un guerrigliero ugandese che, secondo il video, se ne va in giro a rapire, uccidere e mutilare i suoi conterranei, obbligandoli alle atrocità più disumane.
Dopo milioni di dollari spesi dalle persone che in buona fede volevano sposare la causa, qualche giorno fa è stata diffusa la notizia, poi confermata dall’ambasciatore ugandese, che di questo tizio, Joseph Kony, si sono ormai perse le tracce da anni, e che le cose dette nel video sono piene di inesattezze e in buona parte manipolate. Sì, perché, udite udite, questo personaggio pare abbia fatto parlare di se oltre venti anni fa e che attualmente non si sa nemmeno se sia vivo o meno.
Il 33enne Jason Russell, promotore del video, regista e autore nonchè presidente dell’associazione Invisible Children che ha lanciato la campagna virale, è stato arrestato qualche giorno fa per atti osceni in luogo pubblico, quando è stato trovato nudo, imbottito di alcool e stupefacenti, mentre tentava di accoppiarsi con le automobili parcheggiate, e ora si trova in una clinica psichiatrica.
La morale della storia è che il viral marketing funziona sempre, anche quando si racconta una storia falsa, o come in questo caso, parzialmente vera vent’anni fa. La campagna è stata così coinvolgente che ci sono volute due settimane prima che qualcuno andasse a controllare la veridicità del video diffuso in maniera virale.
Allora complimenti all’autore e un augurio di buon soggiorno in clinica.