Il mercato italiano è un mercato provinciale, dobbiamo ammetterlo. Il mondo delle startup è un mondo poco sviluppato, poco geniale e anche con pochi spazi. È normale che una piccola realtà creata da uno studente fuori sede che ha successo e diventa milionario perché vende il tutto ad una azienda più grande faccia tanto scalpore.
In Italia le startup sono per la maggior parte finte realtà create perché la qualifica di Ceo fa molto “figo” sul curriculum, mentre quelle che hanno una solida idea alle spalle, si poggiano su una realtà economica decisamente poco sviluppata, fatta di piccole imprese e tecnologia arretrata.
Sei dispiaciuto per la fine di PizzaBo? Hai creduto che un marchio italiano potesse arrivare finalmente a competere con le grandi compagnie mondiali? Ora ti tocca proprio aprire gli occhi: al primo contatto con il mondo fuori confine questa startup è andata in pezzi, scomparsa, ed è questo che succederebbe quasi a tutte le startup italiane, almeno a quelle che avrebbero il coraggio di provare.
La dolce morte di una Startup
Una tecnologia semplice ha avuto successo in Italia solo perché la piccola impresa nostrana ha ancora difficoltà ad utilizzare la tecnologia ed ha avuto bisogno di un universitario per mettere insieme le sue possibilità online.
Allora perché i grandi nomi del mercato del food dovrebbero interessarsi all’acquisizione? Semplice non interessa l’azienda, ma il suo mercato. Ed ecco che l’azienda viene acquistata… e poi smembrata.
Favola finita, e la piccola azienda che funzionava a livello locale è diventata un moscerino risucchiato da una realtà più grande, già affermata e con una tecnologia anche più avanzata.
C’è da piangere? Si stava meglio quando si stava peggio? Meglio rimanere nel cortile sotto casa?
Rimanere sul mercato italiano garantisce un bozzolo protettivo dovuto anche alla scarsa concorrenza interna, ma arrivare tra i grandi è altra cosa, per questo molti si rifiutano di crescere.
Sono dell’idea che non si possa rimpiangere qualcosa che non ha avuto la forza di resistere alle leggi di mercato, anzi, nonostante ciò, una piccola impresa ha avuto il suo momento di gloria ed il suo ideatore non piange di certo la montagna di quattrini che si è ritrovato in tasca solo per essere stato nel posto giusto al momento giusto.
Le startup italiane allora cosa devono fare? Rimanere nel bozzolo del mercato italiano o provare il tuffo nell’ignoto? Smetteremo di essere provinciali?