C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui il cancelletto –#– veniva usato per fare telefonate anonime e scherzi telefonici a ritmo serrato. Ricordate? Certo che sì. Bene. La rivoluzione del linguaggio e della comunicazione è stata tale da eleggere il cancelletto da re dell’anonimato a sovrano dei social. Così, dopo Twitter, dal 12 giugno è attivo anche l’hashtag su Facebook. Ma chi l’ha visto? O meglio: chi lo usa?
Forse è troppo presto per azzardare una riflessione in merito ma ci provo, poi mi direte voi. L’hashtag è un’etichetta, una sorta di parola-filtro nata su Twitter per canalizzare i cinguettii riguardanti questo o quell’argomento, questo o quell’evento. L’hashtag ha la stessa funzione su Facebook eppure… Eppure tarda un po’ a decollare, almeno stando a quanto ho osservato finora. Perché? Beh, i motivi potrebbero essere diversi.
Innanzitutto, diciamo che social diversi richiedono norme diverse. Chi lavora con il web sa bene che ogni social ha le sue regole, e che ogni regola ha dunque senso all’interno di un determinato network. Mark Zuckerberg ha introdotto l’hashtag su Facebook per dare agli utenti del suo social uno strumento utile per filtrare le notizie, e agli amministratori di fanpage un’arma per calamitare visite e guadagni. Perfetto! Peccato, però, che Zuckerberg abbia forse sottovalutato un po’ di cose:
- Su Facebook gli utenti ci vanno più per svago che per informarsi. Allo stato attuale, l’hashtag potrebbe servire in occasione di eventi e manifestazioni, e forse neanche tanto.
- Dicevo: attualmente, forse l’hashtag su Facebook non è molto utile per pubblicizzare eventi e feste perché, al contrario di Twitter, su Facebook l’hashtag è visibile solo sui post scritti e condivisi dagli amici e non da tutti gli utenti che hanno scritto qualcosa inserendo la parolina magica. Un limite degno di nota dal momento che rispetta le condizioni accettate con la privacy. Ma andiamo avanti.
- Gli utenti di Facebook non sempre hanno un account di Twitter. Non tutti sanno come creare, inserire, gestire e diffondere un hashtag. Inevitabilmente, le reazioni sono almeno due: o si creano hashtag senza senso che non avranno alcun seguito, oppure tutti i post saranno pieni di hashtag e, anche in questo caso, inutili.
- L’hashtag su Facebook servirà per i brand? Beh sì, ma in futuro. Per i brand, al momento è possibile lanciare un hashtag ma non acquistarlo come accade su Twitter. Eppure è ovvio che sarebbe (e sarà) un ottimo strumento per veicolare i messaggi promozionali.
Insomma, l’impressione è che nell’uso dell’hashtag su Facebook saranno avvantaggiati anche coloro che, come noi, lavorano con i social network, e gli utenti che conoscono bene Twitter, Instagram e altri social che adottano l’hashtag già da tempo. In effetti Facebook era rimasto l’unico social a non avere l’hashtag, adesso necessario per migliorare l’esperienza degli utenti. A patto, però, che tutti imparino a usarlo. O no?