C’era un tempo in cui sostare in una città qualsiasi in Italia era un piacere, magari solo un po’ annebbiato dai costi arrotondati per eccesso di alberghi e altri servizi. Ora che la tassa di soggiorno si sta diffondendo a macchia d’olio nel Belpaese, si rimpiange quel tempo, e si versano lacrime amare per la doppia beffa: non solo le vacanze costano caro e per alcuni sono un miraggio, ma giunti a destinazione, arriva l’amara sorpresa di una tassa da pagare. Ancora, l’ennesima, come se non ce ne fossero già abbastanza!

“La tassa di soggiorno è un bene per i servizi turistici”, diranno alcuni. Peccato che, nata con l’intenzione di offrire sempre migliori e maggiori comfort ai vacanzieri, la tassa di soggiorno si stia trasformando in un’ennesima fonte di introito per i Comuni, che con quel denaro mirano a rimpinzare le proprie casse e non certo a curare i servizi turistici.

L’entità della tassa di soggiorno varia da Comune a Comune, e in genere oscilla dai 0,20€ ai 5,00€ a persona. Fate i conti, per una famiglia di anche sole tre persone in vacanza per quattro giorni, vuol dire sborsare 60,00€. Questo sì che si chiama incentivo al turismo in Italia, non credete?

Intanto, per restare in tema di qualità dei servizi turistici più che di tassa di soggiorno, è recente la notizia di un disservizio della Ryanair, che in un volo diretto Kos (in Grecia) – Bari ha registrato un ritardo di 12 ore. Un danno d’immagine notevole, anche perché a bordo c’era il cantautore Mogol, e chissà che non si ispiri all’accaduto per comporre una melodia martellante…