Che i social network siano ormai la voce ufficiale del popolo, lo si è capito già da tempo, e se qualcuno nutriva ancora dei dubbi al riguardo, dopo questa settimana si è reso conto in modo forte di quello che stiamo dicendo.
L’ennesimo atto di ribellione gridato a gran voce dal popolo di Facebook, di Twitter e degli altri social network, è arrivato praticamente all’orecchio di tutti, o quasi. La goccia che questa volta ha fatto traboccare il vaso è stata la polemica scoppiata riguardo alla parata del 2 giugno, che si svolge ogni anno a Roma; e quel quasi tutti è riferito alla classe politica che come sempre ha fatto orecchio da mercante, per evitare di ascoltare la voce del popolo.
Se una volta: “vox populi, vox dei”, era un dogma per chi comandava; ora come ora si tende a far finta di niente o nella peggiore delle ipotesi ad insabbiare tutto, quando questa cosa diventa possibile.
Imbavagliare il popolo di internet e dei social network, però, è impossibile; anche perchè la voce è quella indipendente, non foraggiata da nessun partito politico e quindi una sorta di mina vagante che segue alcune regole di pensiero molto semplici.
Se l’industria ha capito il potere di persuasione che possono avere i social network, e li usa attraverso un marketing mirato; lo stesso non possiamo dire della politica.
Il risultato è palese, e anche il fatto che tutti i partiti politici ne fanno le spese, con perdita di consensi quotidiani. Non bisogna trascurare che il mondo dei social network è “abitato” proprio da quella larga fetta di pubblico votante che va dai 18 anni fino ad oltre i 50 anni di età.
Una bella forbice, quindi, che potrebbe pesare non poco quando si andrà alle urne.
Proprio lo stesso stuolo di votanti che invece i partiti alternativi, Grillo in testa, abili a sfruttare la rete per la propria propaganda, cercano di portare a se facendo breccia nelle loro coscienze per acquisire consensi da tramutare in voti.