Ieri mi è stata suggerita una pagina dal titolo “Barbie bella e calva! Vediamo se riusciamo a farcela fare”. Per curiosità sono andato a vedere come mai un gruppo su facebook raccogliesse consensi per chiedere una cosa del genere.
L’appello è stato lanciato da due donne americane che stanno combattendo la loro lotta contro il cancro, e hanno chiesto alla Mattel di schierarsi al loro fianco creando questa Barbie senza capelli (come se stesse seguendo un trattamento chemioterapico), per finanziare la lotta ai tumori.
L’idea, dal punto di vista sociale, non fa una grinza, soprattutto per la Mattel che ha subìto per anni le invettive delle varie associazioni che la accusavano di vendere un modello femminile non rispondente alla realtà, che creava nelle bambine la frustrazione di non assomigliare alla amata bambola.
Ci sarebbe forse da scendere nei dettagli pedagogici di una simile scelta commerciale, ma non è questa la sede opportuna.
Interessante è invece notare come il marketing si adatti sempre di più alle esigenze della gente. Potremmo anche definirlo un marketing “on-demand”, in cui le richieste dirette dei clienti, oggi agevolate dai social media, influiscono sulle scelte commerciali delle aziende.
Forse sarebbe stato più semplice fare una campagna pubblicitaria che magari prevedesse l’aggiunta di qualche gadget alle bambole tradizionali che le bambine potessero utilizzare, come fiocchi, nastri, gel glitter e quant’altro, piuttosto che produrre una bambola molto diversa da quella tradizionale, ma l’idea di venire incontro alle richieste dei clienti fatte tramite un social network è sicuramente innovativa, un passo avanti verso il marketing del futuro, sempre più visceralmente legato ai social media.
E anche se quella della Barbie calva fosse solo una provocazione, sarebbe comunque geniale. Sostenere la ricerca contro i tumori, oltre ad essere un atto di responsabilità sociale, sarebbe una mossa pubblicitaria molto redditizia.
E scusate il cinismo.