Abbiamo parlato tempo fa di Google Panda, l’algoritmo di Google che verifica i contenuti dei siti web , accertandone l’originalità affinchè risultino favoriti nel posizionamento nelle Serp.
Dal suo esordio, Google Panda è stato continuamente aggiornato integrando nuove funzionalità che a quanto pare mirano a rendere il web sempre più congruo alle aspettative degli utenti. Una delle caratteristiche acquisite di recente è quella di saper individuare i siti web che, ad esempio, hanno un design non conforme alle caratteristiche dell’azienda che rappresentano o che sono fatti in modo tale da non garantire una buona usabilità per gli avventori.
Incredibile ma vero. Infatti il team di Google ha deciso di avvalersi di gruppi attentamente selezionati di “valutatori di qualità” in carne ed ossa, i quali, rispondendo a delle domande, valutano i siti per aspetto e accessibilità. Queste informazioni hanno quindi costituito delle regole che sono state insegnate a Google Panda e che ora costituiscono un fattore di valutazione per il ranking dei siti web.
A quanto pare infatti l’algoritmo prende il nome da Navneet Panda, un ingegnere del software che ha condotto un lavoro molto interessante sugli algoritmi di apprendimento automatico di Google.
Il morale della storia è che un sito ricco di contenuti, costantemente aggiornato, con le parole chiave al posto giusto, i giusti meta-tag e un buon potere di autority non basta più: l’aspetto torna ad avere un ruolo funzionale e non solo estetico, senza ovviamente trascurare l’usabilità di un sito, cosa che resta fondamentale affinché sia l’utente medio, che l’efficiente algoritmo di Google non chiudano il browser disgustati.
E non vi nascondo che la cosa mi ha fatto un po’ sorridere.
2 comments
Interessante, Antonio! Sono curiosa di sapere perché questa attenzione all’aspetto, che coinvolge tester umani, ti fa sorridere. Ti sembra un passo indietro, verso il web 1.0 ? 😉
La cosa mi ha fatto ripensare ad un film degli anni ’80,, Wargames per la precisione, in cui gli esseri umani venivano esclusi dal controllo dei sistemi informatici perchè non abbastanza affidabili nel prendere decisioni importanti e soprattutto oggettive. Poi ho pensato alla saga di Matrix in cui gli esseri umani facevano di tutto per riprendere il controllo, ormai nelle mani delle macchine. Ora Google che mette degli uomini a fare il lavoro di un software, più che di web 1.0, mi fa pensare ad un umano 3.0. 🙂